Comunicazioni della Presidenza

Migranti: incontro con il Prefetto di Cuneo. COMUNICATO.

16 dicembre 2016
COMUNICATO
La Presidente
Ill.mo Signor Prefetto
Dottor Giovanni Russo
Prefettura di Cuneo
Cuneo

Oggetto: incontro di venerdì 16 dicembre 2016-illustrazione regolamento SPRAR e direttive del Ministro dell’Interno.
Eccellenza, in riferimento all’invito di venerdì 16 dicembre c. m., pervenutoci a firma Sua e del presidente di Anci Piemonte, premesso che il regolamento di cui all’oggetto è il risultato di un accordo tra Ministero dell’Interno ed Anci, accordo preso senza aver consultato la nostra Associazione, desidero far presente quanto segue:
il governo dei “1000” giorni, che l’Anci ha sostenuto, è passato come uno tsunami sui nostri cittadini e sui nostri municipi:
1) Imposizione dell’ associazionismo con un minimo di 10.000 abitanti;
2) Abolizione del diritto dei cittadini a votare per le province e distruzione dei servizi gestiti dalle stesse;
3) Drastici tagli lineari dei trasferimenti, pari ad euro 204 per abitante, e mancati rimborsi dei tagli ritenuti incostituzionali dalla Consulta;
4) Blocco delle assunzioni;
5) Divieto acquisti in loco;
6) Legge sugli appalti ingestibile;
7) Eliminazione dell’autonomia fiscale dei comuni;
8) Riduzione dei trasferimenti per lo svolgimento delle elezioni tanto da porre a carico dei comuni tali spese e su questo faremo una battaglia dura;
9) Imposizione di un sistema contabile schizofrenico e ingestibile;
10) Imposizione di un pareggio di bilancio che blocca l’utilizzo dell’avanzo di amministrazione da parte dei comuni virtuosi;
11) Trasferimento di 56 nuove funzioni inutili e burocratiche (dup –piano acquisti –piani anticorruzione etc);
12) Previsione, nella legge per i piccoli comuni, di 100.000.000 in 7 anni per tutti i piccoli comuni (17.905 euro per comune in sette anni, 2.500 euro all’anno) un’elemosina rispetto ai 4 miliardi spesi per i centri di accoglienza migranti.

Dopo questo accanimento terapeutico, in particolare, verso i piccoli comuni, adesso ci si chiede, anzi ci si “costringe”, a collaborare? Dopo che per 1000 giorni il Primo Ministro, proprio sotto la spinta dell’Anci, ha rifiutato di incontrarci in qualità di rappresentanti dei Piccoli Comuni; ha sospeso il tavolo di lavoro che si era costituito fra la nostra Associazione ed il Ministero dell’Interno; ha revocato l’accesso, come uditori, di ANPCI Piccoli Comuni alla Conferenza Unificata Stato Enti Locali (accesso poi consentito dal nuovo Ministro Costa); dopo aver disatteso i contenuti della Carta Costituzionale (art. 5 che riconosce autonomia agli Enti Locali e art. 120 che stabilisce la leale collaborazione fra Enti Statali e Locali), ci si accorge che esistiamo?
Il fenomeno migranti non è una emergenza che subiamo, ma un fenomeno che lo stesso governo sta inconsapevolmente alimentando continuando a destinare 35 euro per ogni migrante. Nel mondo di internet la notizia ha raggiunto tutte le latitudini e longitudini, e non solo dell’Africa, facendo arrivare migranti anche da Stati che non hanno nessuna crisi bellica. E pensiamo di risolvere il problema ospitando numeri destinati a raddoppiare, triplicare, decuplicare? Questa è, e sarà, una storia senza fine!
Secondo gli ultimi dati del Ministero dell'Interno, dei 145.128 immigrati che hanno fatto ingresso illegalmente nel territorio italiano, dal 1° gennaio al 14 ottobre 2016, solo il 56% ha presentato una richiesta di protezione internazionale e di queste richieste è stato rigettato ben il 58%.
Sempre secondo i dati forniti dal Ministero, risulta che il riconoscimento dello status di rifugiato, ai sensi dell'art. 1 della Convenzione di Ginevra, rispetto alle domande avanzate è passato dal 13% nel 2013 al 5% nel 2016 e, in generale, il numero delle domande accolte, ossia alle quali è stata riconosciuta una delle tre forme di protezione (status di rifugiato, protezione sussidiaria e umanitaria) è drasticamente diminuito, passando dal 60,9% nel 2013 al 38% registrato nel 2016.
Nonostante la diminuzione del numero delle domande accolte, invece, gli immigrati richiedenti protezione internazionale presenti nel sistema di accoglienza sono passati da 22.118 nel 2013 a 165.177 al 14 ottobre 2016.
Lo stesso presidente Anci al tg3 di giovedì 8 dicembre scorso, ha dichiarato chel’80% dei migranti è irregolare, che lo riconosce la stessa Unione Europea, ma che comunque, ora, dall’accoglienza bisogna passare ad “un sistema stabile”.
Con riguardo, poi, alla loro distribuzione, il numero maggiore degli immigrati presenti nel sistema accoglienza sono allocati nelle strutture "temporanee", dove al 14 ottobre 2016 sono registrate ben 127.721 presenze rispetto alle 656 degli hot spot (centri già esistenti e attrezzati per identificare i migranti), alle 13.829 dei centri di prima accoglienza ed infine alle 22.971 del circuito SPRAR.
Il costo per l'accoglienza è passato da 1.356 milioni di euro del 2013 (di cui solo 101 quale contributo dall'Unione Europea) a 4.227 milioni di euro nel 2016 (di cui 112 dalla UE).
Valutato che:
-allo straniero in possesso del permesso di soggiorno provvisorio per richiesta di asilo può essere riconosciuta, come una forma della convivenza anagrafica prevista dall'articolo 6, comma 2, del regolamento anagrafico di cui al decreto del Presidente della Repubblica n. 223 del 1989, anche la permanenza in un centro di accoglienza, purchè sia accertata entro 45 giorni come dimora abituale;
-stando a quanto si afferma nella nota del 17 agosto 2016 del Dipartimento per le Libertà Civili e l’Immigrazione del Ministero dell’ Interno, l'iscrizione all'anagrafe ottenuta con la concessione del permesso di soggiorno sarebbe titolo sufficiente per reclamare anche il rilascio della carta d'identità;
-all'iscrizione anagrafica dello straniero richiedente asilo consegue anche l'accesso ai servizi sociali erogati dai Comuni, in aggiunta a quelli già forniti nell'ambito del servizio di accoglienza; chi li paga questi servizi ?
-diverse disposizioni rallentano la cancellazione o il rigetto del rinnovo della dichiarazione di dimora abituale, con incombenze onerose per i Comuni quali costi e impegno di personale, posto che l'accertamento di irreperibilità implica almeno un anno di tentativi falliti di trovare lo straniero al suo indirizzo presunto, mentre, in caso di scadenza del permesso di soggiorno, il lasso di tempo per pervenire alla cancellazione è di almeno 7 mesi dal suo spirare;
-l'attivazione delle procedure implica per i Comuni un impegno economico e di personale e in questo lungo arco di tempo, lo straniero può lasciare il territorio nazionale o entrare in una condizione di clandestinità, senza per questo perdere i benefici e i servizi in suo favore che vengono dalla sua iscrizione ad un'anagrafe di un Comune del nostro Paese;
-a seguito dell'incremento delle domande per l'iscrizione anagrafica e alla luce anche del numero degli immigrati presenti nel sistema di accoglienza, le casse dei Comuni, già in difficoltà, sono destinate, in breve, al tracollo, soprattutto quelle dei Piccoli Comuni dove sono stati alloggiati dalle Prefetture il maggior numero di immigrati nell'ambito dell'accoglienza temporanea;
-ai sindaci, di fatto viene scaricato, in ultima analisi, il costo dell'accoglienza, con conseguente danno e riduzione dei servizi erogati alla cittadinanza;
l’ANPCI
impegna il Governo:
1) a non imporre, attraverso il principio antidemocratico dell’obbligatorietà, l’accoglienza nei Piccoli Comuni, in particolare se si trovano oggettivamente nell’impossibilità di esercitarla. I sindaci, eletti direttamente dai cittadini, in primo luogo rispondono a loro e devono poter conservare ed esercitare la loro piena autonomia decisionale al fine di evitare tensioni e difficoltà;
2) ad intervenire sulla normativa vigente, al fine di evitare il rilascio della carta d'identità ai richiedenti asilo, in attesa dell'esito positivo della procedura per l'esame della richiesta di protezione internazionale;
3) a disporre in capo al gestore del centro di accoglienza l'obbligo di comunicare immediatamente al Comune l'irreperibilità o la cessata permanenza presso la struttura dei soggetti ivi allocati, con particolare riguardo a quelli che hanno già ottenuto l'iscrizione all'anagrafe comunale;
4) a prevedere una procedura accelerata che consenta ai Comuni la cancellazione immediata dall'anagrafe comunale dell'immigrato qualora lo stesso sia irreperibile o abbia cessato la permanenza presso il centro di accoglienza ove è ospitato;
5) a provvedere affinchè gli immigrati accolti nei centri di accoglienza non debbano gravare sul bilancio del Comune ove il centro di accoglienza ha sede, in particolare con riguardo ai servizi di welfare offerti dai Comuni;
6) a stabilire che gli immigrati accolti nei centri di accoglienza e iscritti all'anagrafe comunale non debbano essere sommati al numero della popolazione storica del Comune, al fine di evitare un incremento dell'onere che il Comune deve pagare per i servizi offerti in modo associato in ragione della popolazione residente;
7) ad intervenire, in attesa delle opportune modifiche legislative al decreto legislativo n. 142 del 2015, in tempi rapidi, nel caso ricorrendo anche allo strumento della circolare ministeriale, onde consentire ai sindaci di decidere in modo legittimo ed autonomamente se rilasciare la carta di identità ai richiedenti protezione internazionale ospitati presso i centri di accoglienza, a seguito di istanza avanzata personalmente dagli stessi, ovvero dal gestore del centro di accoglienza, in linea anche con le competenze riconosciute in materia di tutela dell'ordine pubblico e sicurezza del territorio che amministrano;
8) a ripristinare i trasferimenti fiscali ai livelli del 2010 per garantire i servizi ai nostri cittadini, come conditio sine qua non per avviare un confronto con la nostra Associazione, ANPCI, sulle politiche di accoglienza.

Addì,16.12.2016;

Franca Biglio

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